Carne e impronta idrica: 4 alternative al manzo

Carne e impronta idrica: 4 alternative al manzo

La nostra impronta idrica dipende molto dai cibi che mangiamo, in particolare la carne.

Ma le sue alternative sono davvero più sostenibili da questo punto di vista? Come influiscono i trasporti? E infine, ci sono possibilità a cui ancora (noi) non abbiamo pensato per ridurre la nostra impronta?

Sono tante domande: partiamo dall’inizio.

Ogni persona al giorno consuma in media, direttamente e indirettamente, 5000 litri d’acqua e circa l’80% dell’impronta idrica di ognuno di noi è relativo all’alimentazione. Per capirci, una doccia di 10 minuti ci fa consumare 160 litri d’acqua, mentre per produrre un chilo di uova ne servono più di 3000. Quindi la nostra impronta idrica può essere ridotta facendo più attenzione agli alimenti che introduciamo nella nostra dieta.

Uno degli alimenti con l’impronta idrica più elevata è la carne di manzo. Questo perché gli allevamenti intensivi di questi animali necessitano di una grande quantità di cibo, infatti il 70% delle coltivazioni Europee è destinato all’alimentazione degli animali d’allevamento. Per produrre un hamburger di manzo servono circa 18mila litri d’acqua. La stessa acqua che potremmo usare per riempire due piscine da 6 metri per 4. O per lavarci i denti 876 volte. 

Quali sono le alternative che permettono di diminuire il consumo di carne e di ridurre la propria impronta idrica?

Impossible meat

Negli ultimi anni sono stati introdotti sul mercato molti prodotti plant-based (l’impossible meat, per intenderci) che ricordano il manzo nell’aspetto e nel sapore, sia per l’alta percentuale di proteine. Questo tipo di prodotto, che in genere sfrutta le proteine dei legumi unite a verdure e spezie, riesce ad avere un’impronta idrica molto inferiore ai prodotti animali (quasi 10 volte in meno rispetto all’acqua che serve per il manzo), per cui alternare i due può essere un modo per diminuire il proprio consumo d’acqua e anche per scoprire qualcosa di nuovo dal punto di vista gastronomico. 

Burger di soia

Tra le alternative plant-based più conosciute e consumate ci sono poi quelle a base di soia. L’impronta idrica di questi prodotti, come ad esempio i burger, è mediamente molto bassa. Parliamo di circa 200 litri d’acqua per un burger di 150 g, quasi 100 volte in meno rispetto al manzo

Va aggiunto, però, ai numeri che abbiamo appena dato, che anche la provenienza degli alimenti è una discriminante nel calcolare la propria impronta idrica (e anche quella di carbonio, ma questa è un’altra storia). Acquistare carne a km0 o se possibile direttamente dal produttore riduce in parte il nostro impatto e a volte può essere preferibile a prodotti con un’impronta produttiva più bassa ma che richiedono un lungo percorso per arrivare da noi. La soia, ad esempio, è coltivata soprattutto in Asia e in Nord America, per cui anche se si acquistano prodotti italiani, bisogna tenere a mente anche la provenienza delle materie prime. Un altro fattore che influisce sull’impronta idrica, poi, sono le lavorazioni e i packaging: ovviamente prodotti meno lavorati (ad esempio mandorle o arachidi con il guscio invece che già pelate) hanno un'impronta minore. 

Un’altra alternativa sono gli insetti. Cosa c’entrano con la nostra impronta idrica?

I burger di insetti (sì, hai capito bene)

Il consumo di insetti edibili è una pratica tradizionale in molti paesi, soprattutto in Asia, e negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più, sia per il gusto che per la sostenibilità. Un burger di insetti ha più proteine di uno di manzo e serve un sesto dell’acqua per produrlo, quindi circa 3mila litri, più o meno l’acqua che serve per produrre un chilo di olive. E forse, mettendo tanto ketchup, il sapore sembrerà lo stesso di un hamburger classico - il ketchup, tra l'altro, ha un’impronta idrica di 534 litri\kg, quindi un impatto relativamente basso. Nell’ultimo periodo la curiosità verso questo nuovo tipo di cibo si sta allargando sempre di più ed è possibile trovare piatti a base di formiche sia in ristoranti stellati (come quello di Robert Ortiz, a Londra) che fast food come i ristoranti dell’Ikea - in realtà non ancora, ma Space10, il laboratorio di ricerca e sviluppo dell’azienda svedese, ha preparato un intero menù a base di insetti e verdure.

E infine, i burger di verdure

Un’altra alternativa alla carne possono essere i burger di verdure che, a differenza degli altri prodotti che abbiamo visto, non cercano di emulare il gusto della carne. In commercio attualmente ce ne sono di moltissimi produttori diversi, così da poter scegliere sia in base al proprio gusto sia in base all’impatto ambientale delle specifiche aziende. Ancora meglio, poi, può essere farli in casa. Nei siti o libri di cucina è facile trovare tantissime ricette di questo tipo, personalizzabili in base ai gusti e molto facili da realizzare, riducendo ancora di più l’impronta idrica delle nostre cene.

Attraverso piccoli gesti quotidiani possiamo riuscire ad avere un impatto positivo sul mondo. Cambiare le proprie abitudini alimentari può fare la differenza, anche senza mangiare le cavallette al gusto barbeque. 

FONTI

https://www.greenpeace.org/italy/storia/4722/il-70-della-superficie-agricola-destinata-ad-alimentare-allevamenti-sempre-piu-intensivi/

The water footprint of soy milk and soy burger and equivalent animal products A. Ertug Ercina, Maite M. Aldaya b, Arjen Y. Hoekstraa

https://evgenii.com/water-footprint/en/

Water Scarcity and Future Challenges for Food Production Noemi Mancosu, Richard L. Snyder, Gavriil Kyriakakis and Donatella Spano.

Mealworms for Food: A Water Footprint Perspective Pier Paolo Miglietta, Federica De Leo, Marcello Ruberti and Stefania Massari.

https://quantis-intl.com/heres-how-the-footprint-of-the-plant-based-impossible-burger-compares-to-beef/

https://consumerecology.com/beyond-meat-burger-carbon-footprint-environmental-impact/

https://space10.com/the-fast-food-of-the-future/

https://www.hoppafoods.com/grubs-up-the-chefs-who-love-cooking-with-insects/