Negli episodi precedenti, abbiamo parlato di mobilità sostenibile con Pavè , di small shop e rinascita dei quartieri con Tipografia Alimentare, e di impatto positivo con Enotecanaturale.
In questo episodio ci concentreremo sulla condivisione. Ci hanno sempre insegnato che l’unione fa la forza. Ebbene, questo periodo ce ne ha dato dimostrazione: da soli non avremmo potuto far fronte ad una situazione del genere che ci è piovuta addosso all’improvviso. Banalmente il ritrovarci tutti sui balconi cantando insieme ci ha dato la forza di andare avanti.
Condividere ci permette di essere più ottimisti. Condividere ci permette di vedere il mondo in una prospettiva differente. Condividere ci permette di creare e sviluppare idee a cui da soli non saremmo mai arrivati.
Di certo, chi è riuscito a fare networking e a creare qualcosa insieme in questo periodo, con uno sharing di mezzi ed esperienze, ne è uscito rinforzato.
Di tutto questo ne abbiamo parlato con Alessandro di Sapori Solari. Ci ha raccontato del loro progetto di condivisione di competenze e risorse con il loro distributore L’Orto di Jack, e del loro obiettivo di rendere sexy il salume.
Ciao Alessandro, quale è stata la vostra reazione, quando c’è stata la prima avvisaglia di una possibile chiusura delle attività qui a Milano?
Un po’ di paura c’è stata, non si può negarlo. Siamo stati bombardati da notizie differenti: decreti, controlli, casi in aumento. La prima settimana di lockdown ce la siamo presa per riflettere e capire quali passi seguire nel futuro prossimo. Da questa riflessione è venuto fuori che dovevamo cogliere questo momento di chiusura come un’opportunità.
Voi a differenza di altri, avete deciso di non restare soli, e di collaborare con un’altra realtà per far fronte a questo periodo incerto.
Qui il merito per l’iniziativa va al nostro partner, il nostro distributore di frutta e verdura: l’Orto di Jack. La loro attività, non potendo fare consegne ai ristoranti nel periodo di lockdown, avrebbe subito un arresto. E invece, hanno ben pensato di fare consegne dirette ai cittadini di frutta e verdura fresca e di qualità ai prezzi che di solito fanno ai ristoratori.
Noi volevamo fare la stessa cosa con i salumi che offriamo nel nostro locale. Così ci siamo associati, e abbiamo potuto fruire della loro rete di logistica e trasporto. Abbiamo unito le risorse. Loro hanno messo a disposizione questa rete, e noi il nostro team IT per sviluppare la piattaforma attraverso cui vendere i nostri prodotti.
L’idea è nata in seguito a questa situazione di stallo, o era già latente nella vostra testa?
Creare la piattaforma B2C è un’esigenza nata per la situazione che era in corso. Ma la nostra collaborazione con i ragazzi dell’Orto di Jack era già in atto da un po’. Loro volevano ampliare l’offerta, accoppiando ai loro prodotti i nostri salumi, e offrire questo bundle ai ristoranti. Con questo lockdown abbiamo testato il servizio con il cliente finale, che va avanti tutt’ora.
Questa idea che avete messo in pratica, secondo te, vi ha permesso di restare a galla?
Decisamente ci ha permesso di parare il colpo inaspettato. Innanzitutto a livello di visibilità del brand è stata un’ottima mossa perchè anche se la gente era chiusa a casa, noi continuavamo ad essere con loro, offrendogli questa combo.
Unendo gli sforzi, avete anche raggiunto una clientela che non era la vostra.
Si esatto. E grazie a questo test, speriamo ci vengano a trovare anche al locale. Certo anche con loro abbiamo cercato di raccontare, attraverso la comunicazione social, l’esperienza del prodotto. Certo, è un po’ differente rispetto a quella nel locale, però ti da un primo assaggio di tutto il percorso che vivresti da noi.
Queste forme di aggregazione per condividere skills e risorse è una forma di business che secondo noi in futuro avrà degli sviluppi non indifferenti.
Sono molto d’accordo. Abbiamo sempre creduto in una sinergia tra le persone, creare una rete in cui ognuno di noi può fare la sua parte. E questo è quello che è accaduto con l’Orto di Jack.
Che difficoltà hai trovato nell’ampliare questa rete? Quanti siete attualmente che portate avanti l’idea?
Oltre all’Orto di Jack, con noi c’è anche Princi, che come noi si rifornisce da loro. Stiamo cercando altri partner che condividono i nostri stessi obiettivi, ma per il momento siamo solo in tre.
Un’altra idea che avete avuto a livello di sostenibilità, e che ci ha colpito molto, è stata il fatto di essere stati voi tra i primi a rendere i piccoli produttori e la ricerca “maniacale” del buon prodotto, giovane e fresca.
È una filosofia che ci portiamo sin dagli inizi. Noi scherziamo spesso sul fatto che abbiamo voluto rendere il salume, un prodotto della tradizione, un qualcosa di sexy, anche nel raccontarlo. Abbiamo sempre cercato salumi del territorio e li abbiamo voluti rendere un prodotto adatto ad una città dinamica e cosmopolita come Milano.
Ci siamo affidati a dei piccoli produttori locali, che allevano animali autoctoni delle nostre zone. Più che al prodotto bio che è importante, volevamo dare risalto all’aspetto della territorialità e genuinità del prodotto, distaccandoci dalla filiera alimentare industriale.
Un’altra cosa che questo lockdown ci ha portato è stato l’utilizzo dei menù QR-Code. Non potendo porgere i menù cartacei ai clienti, per ovvie ragioni di igiene, ci siamo affidati all’utilizzo di menù online. Ciò ci ha permesso di dimezzare il consumo di carta ed essere più sostenibili anche da questo punto di vista.