Metamorfosi ep.1: Rob de Matt e la riqualificazione sociale di Dergano

Metamorfosi ep.1: Rob de Matt e la riqualificazione sociale di Dergano

Ciao ragazzi, oggi big news per voi! Diamo infatti il via alla nostra nuova rubrica Metamorfosi. Si tratta di un progetto editoriale dedicato a imprenditoria, cambiamento e pensiero fuori dagli schemi. In questo primo appuntamento siamo andati da Rob de Matt per scoprire di più sulle loro attività di riqualificazione e promozione sociale. Ad accoglierci, Tommy, direttore artistico e tra i soci fondatori di questa interessante realtà milanese.
BUONA LETTURA!

Come nasce e in cosa consiste l’idea di Rob de Matt?

Rob de Matt nasce da un’intuizione del nostro chef Edoardo poco dopo aver organizzato un evento dimostrativo che faceva lavorare insieme soggetti con disabilità psichiatrica e chef di livello. Da questa esperienza, e prendendo anche ispirazione da un ristorante stellato di Londra  che integra il 60% dello staff con persone in via di reinserimento sociale, decidiamo insieme di creare un’attività simile, di natura imprenditoriale e dal carattere continuativo. L’evoluzione di questo ragionamento ci ha portato alla creazione di Rob de Matt, non solo ristorante e bistrot, ma anche associazione che si rivolge a persone con storie di marginalità e svantaggio con l’obiettivo di reinserirle nel tessuto sociale mediante lo svolgimento di percorsi formativi professionalizzanti. In questo senso la missione di Rob de Matt è quella di promuovere inclusione, socialità, cura e tutela dei più deboli contrastando le situazioni di disagio.

Come funzionano i vostri programmi di reinserimento sociale?

Innanzitutto ci tengo a specificare che gli educatori non siamo noi, ma professionalità esperte che operano per varie associazioni. Mi riferisco in particolare al Centro Servizi Formazione di Pavia, alla Fondazione Don Gnocchi, all’AFOL e al CELAV di Milano, alla Comunità Educativa “Samarcanda” e al servizio di etno-psichiatria dell’ospedale Niguarda, tutte realtà con le quali stiamo costruendo un percorso davvero stimolante. Sono gli educatori che ci lavorano a proporci le persone che ritengono più idonee allo svolgimento di un’attività di reinserimento sociale; in un certo senso loro funzionano come “filtri”, presentandoci dei profili che già all’interno della loro struttura si sono distinti per buona condotta e proattività.
Una volta individuate queste figure, provvediamo a preparare dei programmi formativi ad hoc, dialogando costantemente con gli educatori. Ciascun programma si rivolge a un ambiente specifico del nostro ristorante: la sala da pranzo, la cucina e il giardino. A questo punto vengono attivati i contratti di collaborazione che si strutturano all’incirca come dei tirocini. Al termine dell’esperienza formativa le abilità sviluppate dai ragazzi possono tramutarsi in un vero e proprio contratto di lavoro all’interno della nostra realtà o in altre realtà affini con cui i loro educatori sono in contatto.

 

       

 

Ci sono stati dei casi di successo?

Tra i nostri cuochi uno deriva proprio da un’assunzione post tirocinio, e ti dirò di più: io lo considero una colonna portante del progetto, sia per la qualità del cibo che prepara, sia per la passione e l’energia che mette nel mestiere. Ma non è l’unico caso, anche la responsabile della sala è stata assunta dopo aver svolto con successo l’esperienza del tirocinio formativo.
Al di fuori di qua so di un ragazzo che terminato il progetto formativo ha subito trovato lavoro come chef. Di casi ce ne sono, ma anche qualora non ce ne fossero non credo questo toglierebbe nulla all’esperienza in sé: trovare lavoro dopo un’esperienza di questo tipo è semplicemente un valore aggiunto, ma il senso stesso dell’esperienza, l’educazione che ne deriva, l’imparare a relazionarsi con gli altri e a lavorare e a confrontarsi in gruppo sono tutti elementi che portano con sé un alto valore di crescita personale e professionale.

 

            

 

Parlami di Dergano: come si inserisce Rob de Matt all’interno del percorso di riqualificazione urbana del quartiere?

Dergano è un quartiere in crescita in cui si respira una bella aria, dove tante piccole realtà non si limitano a esistere e basta ma si sforzano di comunicare tra loro. Per farti un esempio concreto è stata istituita una rete per promuovere iniziative nei due quartieri di Bovisa e Dergano chiamata Tripillà. Questo termine in dialetto milanese significa essere in continuo movimento, andare avanti e indietro, su e giù, che è un po’ quello che Rob de Matt insieme agli altri aderenti alla rete vuole far fare al quartiere: scuoterlo, generando fermento sociale e culturale. Tramite Tripillà è stata organizzata lo scorso 19 aprile una biciclettata tra Bovisa e Dergano per grandi e piccini: un evento che ha permesso a tutti di conoscersi un po’ meglio, e in un quartiere che sta rinascendo trovo che questo sia fondamentale perché è proprio dalla conoscenza e dalle relazioni che scaturiscono le migliori idee creative e di intrattenimento.

 

        

 

Internamente che tipo di attività organizzate, e qual è quella che ricordi con maggior piacere?

Ci piace proporci come spazio ricettivo per le esigenze delle associazioni vicine a noi sia geograficamente che ideologicamente, offrendo loro il nostro ambiente come luogo per svolgere attività di varia natura come corsi, riunioni, feste e meeting. Da parte nostra abbiamo inoltre tutta una serie di attività volte alla promozione di cultura e intrattenimento. Ad esempio ogni mese ospitiamo una mostra fotografica diversa, ma non solo, facciamo anche presentazioni di libri, di nuovi prodotti… in estate organizziamo concerti jazz e di musica classica, ma anche dj set, il tutto fatto in modo da rendere vivo il quartiere.
Ricordo con soddisfazione il festival dedicato alle arti illustrative che abbiamo organizzato questa estate insieme a Gomma Associazione. Il clima era bellissimo: tante persone, tanti artisti e tante bancarelle, il nostro giardino era pieno! In quell’occasione ci siamo trasformati in un servizio di street food, nel senso che avevamo la nostra postazione in giardino e da lì servivamo del cibo in modo che la gente potesse girare tra le bancarelle sgranocchiando qualcosa. L’atmosfera era felice e distesa, con il pubblico che parlava e interagiva con gli artisti in maniera spontanea e amichevole. Si potevano pure acquistare le opere esposte a cifre decisamente accessibili. Insomma è stato un successo che spero potremo replicare in futuro.
Un altro momento importante è stato a settembre quando abbiamo ospitato “Una città per cambiare”, una tre giorni di dibattiti sul futuro di Milano cui tra i vari ospiti ha preso parte il Sindaco Sala. Averlo tra noi è stato non solo gratificante ma proficuo per la costruzione di un sano dibattito incentrato sull’evoluzione del tessuto economico e sociale milanese, sempre più interconnesso e globalizzato, pronto ad affrontare le sfide di un’Europa in continua trasformazione.