Se dovessimo descrivere le son du Sénégal, il ritmo del Senegal, ci basterebbe un’unica parola: Mbalax.
Un ritmo tanto moderno da attirare l’attenzione di noi occidentali, quanto tradizionale da offrire una panoramica sulla fervida e rigogliosa cultura dell’Africa occidentale.
Voci inusuali che intonano parole nella lingua dei Wolof, beat di batteria etnica qua e là, e chitarre elettriche che richiamano i ritmi tradizionali del Sabar. Una musica popolare ammaliante, tanto psichedelica da spingerti ad improvvisare una valigia e partire alla volta del Senegal.
Youssou N’Dour: tradizione e rivoluzione musicale
Uno dei principali esponenti del genere è senza dubbio Youssou N’Dour, il Michael Jackson del Senegal, che ha rivoluzionato il Mbalax in una commistione polistrumentale di tradizione – il tamburo parlante, il Djembe, il Sabar – e modernità – chitarre, bassi elettrici, tastiere – creando un mash-up di rock, pop, musica latina, reggae e tradizione orale africana.
Il tutto condito con mosse che mettono alla prova equilibrio e coordinazione. Troviamo il “Ventilatore” con i suoi movimenti rotatori dei glutei in maniera suggestiva; il “Cane”, in cui il ballerino alza la gamba imitando il cane che fa la pipì.
La vitalità della scena musicale locale – orgogliosa delle proprie sonorità e meno propensa all’importazione di musica estera, come il reggae – può essere percepita passeggiando tra gli stand dei tradizionali mercati, con i loro piccoli espositori di audio-cassette, attraverso i boom box che suonano le hit più attuali, e nelle voci dei ragazzi che, entusiasti, discutono delle loro band preferite di fronte ad un buon bicchiere di “café au lait”.