Negli ultimi quindici anni l’accesso all’acqua potabile è diventato un tema sempre più centrale in Ecuador: fino al 2007 infatti tutti i maggiori bacini idrici erano inquinati da sostanze tossiche, e la mancanza di acqua a breve distanza ha portato allo sfruttamento delle risorse sulla costa ecuadoriana, che ha portato allo scioglimento del 33% dei ghiacciai del paese, tra cui anche quelli attorno al Chimborazo.
Nel 2007 il governo ha quindi deciso di creare un National Development Plan per riorganizzare le strutture attorno alla gestione dell’acqua potabile e cercare di rendere il paese più sostenibile. Nei piano c’erano anche la costruzione di parecchi chilometri di sistemi integrati di fogne per intercettare le acque reflue.
Secondo questo piano, entro il 2030 tutti gli abitanti dell’Ecuador avranno un uguale accesso all’acqua potabile e alle strutture sanitarie necessarie.
A oggi, il 93% della popolazione ha accesso all’acqua, con un aumento di quasi 40mila persone nel 2019: questo ha portato a un aumento di qualità nelle strutture scolastiche e amministrative e a una crescita sociale non da poco, con solo il 4% delle persone che vivono sotto la soglia di povertà, rispetto al 10% negli anni ’90.
Inoltre, questa spinta ha portato anche a un ripensamento nell’accesso alla sanità per le donne: se prima era molto difficile trovare prodotti come assorbenti interni e pads, negli ultimi anni sono diventati molto più semplici da acquistare anche in aree più rurali.